Non basta apporre le semplice etichetta sulle ampolle di olio extravergine di oliva sulle tavole dei ristoranti.

(AGE) ROMA - Oltre alla “etichettatura conforme alla legislazione vigente, i contenitori (di olio) devono essere muniti di un sistema di chiusura che perde la sua integrità dopo la prima utilizzazione e che quindi non permette il riempimento da parte dell’esercente”. Lo rende noto la Coldiretti nel commentare la circolare del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che chiarisce i contenuti della legge n.81/06 nella quale si prevede che “al fine di prevenire le frodi nel commercio dell’olio di oliva ed assicurare una migliore informazione ai consumatori, è fatto divieto ai pubblici esercizi di proporre al consumo, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, olio di oliva in contenitori non etichettati conformemente alla normativa vigente”. L’interpretazione ministeriale - sottolinea la Coldiretti - vieta dunque l’utilizzo delle cosiddette “oliere” ma anche il rabbocco delle bottiglie e dà torto a chi pensava di apporre la sola etichetta su un qualsiasi contenitore.

Una misura contro gli inganni che deve essere tuttavia accompagnata - sostiene la Coldiretti - da scelte di trasparenza come l'obbligo di indicare in etichetta l'origine delle olive impiegate nell'extravergine commercializzato per impedire che sia spacciato come Made in Italy quello ottenuto dalla spremitura di olive tunisine o spagnole. Una situazione resa possibile dalle maglie larghe della normativa sulla quale bisogna intervenire immediatamente - sostiene la Coldiretti - prima che si radichi definitivamente sui mercati internazionali un falso olio Made in Italy magari imbottigliato sul suolo nazionale, ma ottenuto con olive straniere all'insaputa dei consumatori e con un grave danno al reddito delle imprese agricole italiane. Una situazione che - sottolinea la Coldiretti - toglie spazio di mercato alla produzione nazionale perché sfrutta l'immagine positiva di un territorio e di uno stile ineguagliabili a vantaggio di alimenti che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo agricolo italiano. Una richiesta alla quale - sostiene la Coldiretti - l'Italia deve al più presto rispondere con l'attuazione della legge 204/2004 che prevede l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i prodotti agricoli di base come avverrà a partire dal 15 giugno per la passata di pomodoro che rappresenta insieme all’extravergine una delle componenti essenziali della dieta mediterranea. Gli italiani sono tra i principali consumatori mondiali di olio di oliva con circa 13-14 chili per persona all’anno e l'Italia - conclude la Coldiretti - con circa 600mila tonnellate in media è il secondo produttore europeo di olio di oliva e dispone di 37 oli extravergini riconosciuti dall'Unione Europea e circa 250 milioni di piante coltivate praticamente su tutto il territorio nazionale anche se le regioni con maggiore produzione sono Puglia e Sicilia. (AGE)