Miele prodotto dalle Api

Da un'analisi della Coldiretti emerge che "è praticamente dimezzata la raccolta di miele in Italia nel 2019 per effetto dell’andamento climatico anomalo che non ha risparmiato gli alveari e fatto soffrire le api, un indicatore sensibile dello stato di salute dell’ambiente".

I primi 8 mesi del 2019 sono stati segnati da 1.126 eventi meteo estremi lungo la Penisola fra grandinate, trombe d’aria, tempeste di acqua e vento e ondate di calore, con un incremento del 56,4% rispetto all'anno precedente, secondo la banca dati ESWD.

Nei primi mesi primaverili si sono registrati caldo e siccità, a cui sono seguite copiose precipitazioni, unite ad un significativo calo termico per buona parte del mese di maggio che hanno compromesso le fioriture. Successivamente ad un'estate bollente si sono unite violente ondate di maltempo.

Questa situazione ha sconvolto la vita delle api che le api sono sentinelle dell’equilibrio naturale globale e della biodiversità.
Coldiretti sottolinea che l’alimentazione dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro di insetti, al quale proprio le api concorrono per l’80%.
Si dice che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.


Si stima che la produzione nazionale del 2019 risulti ben al di sotto delle oltre 23,3 milioni di chili del 2018:
Da gennaio a maggio del 2019 le importazioni sono risultate pari a 9,7 milioni di chili di cui circa la metà arriva dall'Ungheria e quasi il 10% dalla Cina.

Il prodotto italiano è riconoscibile attraverso la parola "Italia" presente in etichetta.
Nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”.
Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”,
Se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

Le leggi che regolano la produzione di miele in Italia sono diverse da quelle degli altri stati. Ad esempio in Italia non è permessa produzione di miele da coltivazioni ogm, a differenza di quanto accade in Cina.

In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.

Nelle campagne italiane – conclude la Coldiretti – ci sono 1,4 milioni gli alveari curati da 51.500 apicoltori di cui 33.800 circa produce per autoconsumo (65%) e il resto con partita iva che producono per il mercato (35%).

Data l'importante presenza di ulivi nel territorio italiano, come mai non esiste il miele di olivo?
L'impollinazione dell'olivo è anemofila, ovvero avviene grazie al vento.
Inoltre, la maggior parte delle cultivar di olivo è auto-incompatibile e necessita dell’impollinazione incrociata: è opportuno quindi che in uno stesso oliveto siano presenti due o più cultivar inter-compatibili che potranno essere impollinate reciprocamente grazie all'azione del vento.

I fiori dell’olivo non hanno sviluppato nel corso dell’evoluzione né colori, né odori, né nettare per attrarre i pronubi e garantirsi l’impollinazione incrociata, al contrario dei fiori delle angiosperme ad impollinazione entomofila (operata da insetti, tra cui le api), caratterizzati, invece, da colori vivaci e nettare profumato e ricco di zuccheri proprio per attrarre i pronubi.

Le api possono contribuire alla biodiversità delle flora presente al suolo e possono essere un indicatore per biomonitorare l'oliveto (inteso come ambiente in senso lato), ad esempio a capire se i trattamenti eseguiti negli oliveti con prodotti fitosanitari sono effettuati rispettando le norme sul controllo integrato.