Sfalati

Alcuni ricercatori portoghesi, nello studio “Determinazione di ftalati in olio di oliva acquistato nel mercato europeo” pubblicato su ResearchGate, hanno rilevato Oli extravergini di oliva acquistati nei supermercati con livelli di ftalati superiori ai limiti di migrazione previsti dal Regolamento comunitario 10/2011.

La pubblicazione è firmata da Joel Rodrigues Pereira, Maria do Céu Selbourne, Fatima Pocas, dell'Universidade Católica Portuguesa.

Gli ftalati sono una famiglia di composti chimici usati nell'industria delle materie plastiche come agenti plastificanti, ovvero come sostanze aggiunte al polimero per migliorarne la flessibilità e la modellabilità. 
Ftalati di alcoli leggeri (dimetilftalato, dietilftalato) sono invece usati come solventi nei profumi e nei pesticidi.
Gli ftalati sono sostanze in genere poco solubili in acqua, molto solubili negli oli e poco volatili. In genere si presentano come liquidi incolori.

Da un punto di vista sanitario gli ftalati sono considerati interferenti endocrini ovvero tossici per la riproduzione e capaci di alterare il sistema ormonale.

Nell'abstract dello studio si legge:

"Gli ftalati sono contaminanti onnipresenti nell'ambiente e nei prodotti di consumo. Sono utilizzati come plastificanti in molte materie plastiche utilizzate per imballaggi e articoli per la lavorazione, la manipolazione e lo stoccaggio degli alimenti.

Alcuni ftalati e i loro metaboliti sono noti per essere tossici per la riproduzione e gli interferenti endocrini e l'esposizione dei consumatori è stata fonte di preoccupazione.

L'olio d'oliva è di grande importanza nutrizionale ed economica e il suo contributo all'esposizione alimentare complessiva agli ftalati può essere rilevante.

Questo lavoro mirava ad analizzare la presenza di ftalati nei campioni di olio d'oliva raccolti nel mercato europeo. Un metodo alternativo per l'introduzione del campione nel sistema cromatografico è stato confrontato con l'estrazione liquida tradizionale seguita da analisi precedenti di concentrazione.

Il metodo ChromatoProbe ha presentato prestazioni simili per quanto riguarda i limiti di rilevazione e quantificazione ma, contrariamente ad altre matrici come il vino, non elimina la necessità di una precedente estrazione liquida. Il vantaggio principale dipende dal fatto di non richiedere la fase di concentrazione e dalla riduzione degli arresti del sistema per la manutenzione.

Per quanto riguarda i campioni di olio d'oliva raccolti, sono stati rilevati DEHP e DINP in tutti i campioni con una concentrazione media di 1,31 e 1,52 mgkg mg¹ e con una concentrazione massima di 7,52 e 6,29 mgkg⁻¹, rispettivamente. I risultati mostrano 4/16 campioni con concentrazione di DEHP superiore ai limiti di migrazione applicabili ai sensi della normativa sui materiali a contatto con gli alimenti.

Uno dei campioni è l'olio di sansa e quindi la fonte di contaminazione potrebbe essere il solvente utilizzato nel processo di estrazione. Ma gli altri 3 campioni sono oli extra vergini e vergini di oliva. Quindi è ancora importante sviluppare sforzi per rintracciare la fonte di contaminazione."