
Ci sono varie speculazioni, che si possono fare sul prezzo dell’olio di oliva, oltre alle frodi e truffe sul prodotto stesso.
I servizi su Report (Rai3), alcune voci del popolo del settore, le fanno emergere con limpidezza.
In novembre 2025 si assiste ad un calo dei prezzi nel sud Italia (isole escluse) che sembra ben pilotato.
Fino alla fine di ottobre, l’olio extravergine di oliva nazionale manteneva quotazioni stabili comprese tra 9,20 e 9,40 euro/kg, con lievi riduzioni – fino a 8,80–9,00 euro/kg – per gli oli di nuova campagna privi delle caratteristiche qualitative più elevate.
In Sicilia, tradizionalmente anticipatrice delle dinamiche di mercato rispetto al resto del Paese, la situazione appariva ad ottobre solida e in equilibrio: l’olio 100% italiano prodotto nell’isola viaggiava stabilmente sopra i 9 euro/kg, segnalando un mercato in salute e senza particolari tensioni.
I DETTAGLI DELLA CORDATA SPECULATIVA
Successivamente si è registrato un crollo improvviso delle quotazioni: a Bari il prezzo è sceso di 2 euro/kg, attestandosi tra 7,15 e 7,90 euro/kg, mentre nelle piazze di Brindisi, Taranto e Lecce il valore si è stabilizzato intorno ai 7 euro/kg. Questo movimento ha innescato una corsa al ribasso da parte dei commercianti.
La pressione sui prezzi si è rapidamente trasferita dalla Puglia alla Calabria, dove sono state avanzate offerte comprese tra 6 e 7 euro/kg, con alcuni contratti conclusi nella fascia 6,5–7 euro/kg.
Come ogni anno, all’inizio della campagna olearia, quando i volumi disponibili sono ancora ridotti e possono influenzare in modo significativo le quotazioni, alcuni operatori adottano strategie particolarmente aggressive.
La cordata di operatori coinvolti segue uno schema ormai consolidato, come fa notare Alberto Grimelli di Teatro Naturale: parte dalla Toscana, nella zona del fiorentino, si sposta nel brindisino e risale poi verso l’Umbria. Lo stesso meccanismo era già stato tentato lo scorso anno, ma solo quest’anno ha prodotto effetti concreti sul mercato.
I primi segnali di pressione sui prezzi sono arrivati dalle piazze di Brindisi, Lecce e Taranto, con ribassi ingiustificati già a partire dal 10 ottobre, per poi estendersi a Foggia e successivamente a Bari, fino a coinvolgere l’intero mercato nazionale.
Si è assistito a una vera e propria “caccia” a partite di olio extravergine di nuova produzione con problemi organolettici, più che chimici, legati ad attacchi tardivi della mosca dell’olivo. Questi oli, inizialmente destinati a essere classificati come vergine, sono stati invece dichiarati extravergine, e i contratti depositati con grande rapidità presso le Camere di Commercio.
Il prezzo si è stabilizzato attorno agli 8 euro/kg, ma la speculazione non si è fermata: sono state ricercate ulteriori partite di olio di dubbia provenienza, talvolta contaminate da residui fitosanitari, con nuovi contratti, ulteriori ribassi e un’ulteriore ondata speculativa.
COME L’OLIO TUNISINO DIVENTA ITALIANO
Olio extravergine tunisino con “passaporto italiano”: prezzi a 5 €/kg
Come ogni anno, il mercato registra tentativi di operazioni fraudolente finalizzate a far passare olio estero come prodotto italiano. Alcuni operatori hanno predisposto documentazioni e certificazioni fittizie per consentire l’ingresso in Italia di olio di altra origine, presentandolo come italiano.
Quest’anno il bacino maggiormente interessato è la Tunisia, spesso con transito attraverso la Spagna. La produzione tunisina è stimata tra 400.000 e 500.000 tonnellate, con prezzi iniziali di circa 3,50 €/kg in calo. Attualmente, l’olio tunisino può essere acquistato e importato direttamente in Italia a 3,55 €/kg. Qualora il passaggio avvenga via Spagna, tipicamente attraverso Gibilterra o Barcellona, il prodotto può essere “rinazionalizzato” come spagnolo e introdotto in Italia con minori controlli, arrivando così ai porti di Bari, Civitavecchia e Livorno.
La situazione olivicola tunisina risente della crisi legata al fallimento di Bioliva Med Company, con ripercussioni anche sull’inizio della nuova campagna. Nonostante il concordato preventivo in corso, l’ex proprietario Adel Ben Romdhane risulta attivo sul mercato, avendo concluso contratti a 8 dinari/kg (circa 2,34 €/kg), approfittando della situazione di crisi da lui stesso creata. L’olio è destinato a Barcellona, dove Romdhane si è trasferito, con preferenze di distribuzione tramite Borges per i carichi provenienti dalla Tunisia.
Il prodotto, commercializzato da mediatori tunisini e italiani, raggiunge il mercato a circa 5 €/kg, con documentazione apparentemente regolare da italiano, pronto per essere utilizzato in offerte promozionali sugli scaffali.
PROPOSTE CONTRO LE SPECULAZIONI SUL PREZZO E SULLA QUALITÀ DELL’OLIO
La Puglia accende i riflettori sulla preoccupante dinamica al ribasso che sta interessando il mercato dell’olio, con prezzi in calo del 27% nell’ultimo anno e un rischio frodi che continua a emergere troppo tardi.
Coldiretti Puglia denuncia questo quadro chiaramente speculativo, proprio mentre la nuova campagna olivicola–olearia è agli esordi, e richiama la necessità di rafforzare i sistemi di tracciabilità e controllo.
Secondo Coldiretti Puglia, l’intero bacino del Mediterraneo sta vivendo un incremento della produzione che, come già accaduto in passato, ha favorito l’attivazione di manovre speculative.
Sebbene l’Italia disponga dell’unico sistema di tracciabilità completo per l’olio, rimane ancora vulnerabile sul fronte delle olive, per le quali non esiste un obbligo di registrazione dei movimenti collegato al fascicolo aziendale del produttore.
Da qui la proposta: estendere il sistema informativo agricolo nazionale (SIAN) a livello europeo, al fine di garantire controlli omogenei, tempestivi e trasparenti su tutta la filiera olearia. Un passo ritenuto cruciale per tutelare il valore del settore e prevenire distorsioni di mercato.
CONTRO IL “TRAFFICO DI PERFEZIONAMENTO ATTIVO”
Un altro tema delicato riguarda il cosiddetto “traffico di perfezionamento attivo”, che permette l’importazione agevolata di olio mentre è ancora in corso la raccolta nazionale. “Non si comprende perché si debba importare prima di conoscere l’andamento della produzione interna.
Posticipare l’avvio delle importazioni sarebbe una misura di buon senso per evitare distorsioni di mercato”, afferma Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, suggerendo inoltre “l’introduzione del documento di trasporto elettronico per le olive, come previsto dalla legge 206/2023 sulla tracciabilità, e la riduzione dei tempi di classificazione degli oli per garantire maggiore trasparenza”.
Coldiretti e UNAPROL sottolineano infine il ruolo strategico dell’olivicoltura italiana, che genera 50 milioni di giornate lavorative e tutela le aree interne e marginali del Paese. Un settore fondamentale non solo per il mercato, ma anche per la coesione sociale dei territori, da proteggere da chi sfrutta il marchio Italia senza rispettarne le regole.
Pur essendo il terzo produttore mondiale, l’Italia mantiene una leadership qualitativa grazie alle oltre 500 varietà autoctone e a una capacità produttiva ineguagliabile senza costi aggiuntivi. Per salvaguardare questo valore servono controlli europei più severi, tracciabilità completa e regole che premiano la qualità, non la speculazione.
Anche nei ristoranti permane scarsa chiarezza: Coldiretti Puglia evidenzia che 1 contenitore su 4 (22%) è fuorilegge perché non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, introdotto dalla Legge 30 ottobre 2014, n. 161, che prevede sanzioni e confisca del prodotto.
ATTESE SUL PREZZO DELL’OLIO
La buona notizia è che la maggior parte degli operatori si attende un rimbalzo comunque sopra gli 8 euro/kg per oli di buona qualità e prezzi a salire per extravergini premium.
