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Olio pugliese. Italia Olivicola e CIA: stop a speculazioni e contraffazioni

L’avvio della campagna olivicola 2025 si presenta come uno dei più complessi dell’ultimo decennio per il comparto produttivo pugliese, che rappresenta oltre la metà della produzione nazionale di olio extravergine d’oliva. Fenomeni speculativi, prezzi anomali e crescenti episodi di contraffazione stanno minando la tenuta economica di un settore già provato da crisi ambientali e fitosanitarie.

L’allarme è stato lanciato congiuntamente da Italia Olivicola e CIA Agricoltori Italiani Puglia, che denunciano una situazione critica in grado di compromettere l’intera filiera olivicolo-olearia nazionale.

Pressione sui prezzi e frodi: una combinazione esplosiva

Secondo le organizzazioni di categoria, l’inizio della campagna è “fortemente esposto ai rischi derivanti dalla concorrenza sleale e da un anomalo abbassamento dei prezzi dovuto a manovre speculative”.
La riduzione dei margini di redditività per i produttori onesti crea terreno fertile per pratiche illecite: olio di provenienza estera o di qualità inferiore che viene immesso sul mercato come extravergine italiano.

Il fenomeno, oltre a rappresentare un danno economico, si traduce in un rischio per la salute pubblica e in un grave pregiudizio per la reputazione del marchio “olio italiano”, costruito negli anni grazie alla qualità e alla tracciabilità.

Incontro con il Governo: richieste di intervento strutturale

Per fronteggiare questa deriva, il presidente di Italia Olivicola e CIA Puglia, Gennaro Sicolo, accompagnato da Francesco Losito (CIA Bat), ha incontrato a Roma il sottosegretario all’Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra.
L’obiettivo: chiedere un intervento governativo deciso per rafforzare le azioni di controllo e contrasto ai fenomeni speculativi e criminali che minacciano la trasparenza del mercato.

“Senza misure forti, il mercato rischia di essere alterato illegalmente – ha dichiarato Sicolo – con conseguenze economiche devastanti per le imprese agricole e minacce concrete alla sicurezza alimentare”.

Puglia, epicentro produttivo e simbolo della crisi

La Puglia, con circa 350 mila ettari di uliveti e oltre 250 frantoi attivi, rimane il baricentro produttivo dell’olivicoltura italiana.
Tuttavia, la regione è anche la più esposta alle crisi strutturali del settore: dall’emergenza Xylella fastidiosa, che ha distrutto milioni di piante nel Salento, alle fluttuazioni climatiche estreme, fino alla progressiva erosione dei margini di redditività causata dalla globalizzazione del mercato.

Negli ultimi anni, il progressivo ingresso di olio estero a basso costo, spesso proveniente da paesi extra UE e successivamente rietichettato come italiano, ha accentuato la distorsione competitiva.
Le organizzazioni chiedono pertanto l’introduzione di strumenti di tracciabilità digitale obbligatoria (blockchain o sistemi interoperabili), controlli doganali più rigorosi e sanzioni più severe per chi falsifica l’origine o la categoria merceologica del prodotto.

La sfida della trasparenza e della qualità

La tenuta del comparto olivicolo-oleario italiano passa oggi da una parola chiave: trasparenza.
Solo un sistema di certificazione integrata e digitalizzata della filiera può garantire la distinzione tra olio realmente extravergine italiano e prodotto importato, evitando che le dinamiche speculative annullino gli sforzi di innovazione e sostenibilità avviati dalle aziende agricole pugliesi.

Parallelamente, è necessario promuovere la cultura della qualità presso i consumatori, rafforzando la conoscenza dei parametri chimici e sensoriali che definiscono un vero extravergine, e sostenendo la valorizzazione dei marchi DOP e IGP come strumenti di tutela economica e identitaria.