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Allarme sul mercato dell’EVO: serve trasparenza sulle speculazioni

Il recente appello congiunto di Coldiretti e Unaprol rivolto al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (MASAF) — accende i riflettori sulle tensioni che attanagliano il comparto dell’olio extravergine di oliva (EVO) in Italia.

Secondo i rappresentanti del settore, il prezzo dell’EVO nazionale viene oggi “schiacciato” da manovre speculative — in particolare dalla reimmissione sul mercato di oli stranieri (spesso da Paesi extra-UE) a prezzi stracciati — e da contrattazioni al ribasso che mettono a rischio la sostenibilità economica dei produttori.

Le proposte per difendere il valore dell’olio italiano

Nel corso del recente Tavolo Olivicolo Nazionale convocato dal Ministero, Coldiretti e Unaprol hanno chiesto misure concrete per tutelare la filiera.

Tra le azioni richieste:

Estensione del sistema di registrazione telematica (il cosiddetto SIAN) non solo agli scambi di olio sfuso, ma anche alle olive da olio → per monitorare tutte le fasi di contrattazione.

Istituzione di una “cabina di regia” straordinaria per coordinare controlli doganali e ispettivi, con il coinvolgimento di autorità competenti e forze dell’ordine.

Monitoraggio dei contratti finanziari speculativi (futures) sulle principali Borse Merci, per prevenire frodi e movimenti anomali che falsano il mercato.

L’obiettivo dichiarato: disporre di un “dato aggregato e geograficamente definito”, che garantisca trasparenza e dia un valore reale all’olio extravergine

Un contesto complesso: importazioni in aumento e pressioni sui prezzi

Il richiamo alla necessità di controlli stringenti arriva in un momento di grande pressione sul mercato: secondo recenti stime, le importazioni di olio da Paesi extra-UE sono cresciute del 64 % nei primi sette mesi del 2025.

Questa situazione crea un forte squilibrio: da un lato le giacenze di olio italiano risultano ai minimi, dall’altro l’afflusso di prodotto estero a basso costo comprime i listini e “nazionalizza” oli di dubbia origine.

Per gli operatori italiani, il rischio è concreto: una “svendita” dell’EVO Made in Italy che compromette qualità, redditività del lavoro agricolo e reputazione a livello internazionale.

Perché la questione riguarda tutti — produttori, consumatori, economia nazionale

Il problema non riguarda solo le singole aziende: l’olio extravergine rappresenta un pilastro dell’agricoltura italiana, con ricadute su occupazione, sostenibilità e identità gastronomica.

La trasparenza nella filiera, l’origine certificata delle olive, e contratti equi non sono richieste di parte: sono condizioni essenziali per preservare un patrimonio nazionale riconosciuto nel mondo.

Per questo, secondo Coldiretti e Unaprol, diventa urgente accordarsi su un “modello Italia” rafforzato — da portare anche a livello europeo —