
Il futuro dell’olio extravergine d’oliva italiano si gioca sempre più nei mercati emergenti. Se l’Europa resta il primo sbocco con il 75% delle esportazioni e la metà dei consumi mondiali, nuovi e promettenti scenari si aprono in America Latina e in Asia. Paesi come il Brasile e le Filippine stanno diventando nuove frontiere del consumo di olio d’oliva, offrendo opportunità e sfide inedite.
A raccontarlo è Emanuele Siena, esperto di nuovi mercati e direttore marketing internazionale di Salov, che nel corso del convegno organizzato da ASSITOL al Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha condiviso la sua esperienza sul campo. “Entrare in un nuovo mercato non è solo una questione di export – spiega – ma di comprensione culturale. Serve flessibilità, curiosità e capacità di dialogo interculturale”.
Due casi emblematici sono stati il Brasile e le Filippine. Il primo, con oltre 211 milioni di abitanti, ha accolto l’olio italiano grazie alla sua integrazione nella cucina locale. “Abbiamo associato l’extravergine ai piatti amati dai brasiliani, creando un ponte tra le due tradizioni culinarie”. Nelle Filippine, invece, l’intuizione vincente è stata il pesto, adattato alle ricette locali: “Un lavoro di adattamento complesso, ma efficace”.
Oltre ai grandi volumi potenziali, questi mercati presentano un’altra sfida: la percezione dell’olio d’oliva. In molti Paesi emergenti, infatti, il prodotto è ancora associato a Portogallo e Spagna, e l’Italia deve riconquistare la propria identità. In questo senso, il lavoro degli esperti di nuovi mercati è cruciale per costruire un’immagine distintiva e attrattiva del Made in Italy.
Gli Stati Uniti, già sul podio dei principali consumatori mondiali, promettono di diventare il primo entro il 2030 (dazi permettendo ndr). Nord America e Asia orientale rappresentano le aree di maggiore espansione, ma anche qui serve un lavoro capillare e specializzato per interpretare i gusti e le esigenze dei consumatori locali.
Il contesto globale non è semplice. I cambiamenti climatici, con una produzione italiana calata del 30% nell’ultima campagna, e l’instabilità geopolitica, impongono nuove strategie. Ecco perché la valorizzazione delle competenze, la capacità di interpretare i mercati e l’innovazione diventano strumenti fondamentali per difendere e promuovere l’eccellenza dell’olio italiano.
“L’Italia ha una ricchezza straordinaria da offrire – conclude Anna Cane di ASSITOL – ma servono visione e professionalità per farla conoscere. I nuovi mercati non sono solo un’opportunità economica, ma anche un’occasione per raccontare una storia di qualità, cultura e tradizione che parla italiano”.