
Dopo oltre tremila anni di vita, il maestoso ulivo monumentale noto come il “Patriarca” si appresta a mettere radici in Puglia, trovando una nuova casa a Gravina.
Questo antico guardiano della natura, nato tra le terre dell’Aspromonte, ha attraversato i secoli testimone silenzioso della storia e della cultura mediterranea. Oggi, il suo destino si intreccia con la lotta contro la Xylella, il batterio che ha ferito profondamente il patrimonio olivicolo pugliese, rendendolo un simbolo di resistenza e rinascita.
Nel 2005, il Patriarca lasciò la Calabria insieme ad altri 49 esemplari considerati poco produttivi, trovando temporanea dimora in un vivaio di Casalgrande, in Emilia Romagna. Lontano dal sole del Sud, ha affrontato inverni rigidi e un clima che non gli apparteneva, sopravvivendo contro ogni previsione. Ma con la chiusura del vivaio, il suo destino sembrava segnato: poteva essere trasformato in legna da ardere o in un’opera scolpita, rischiando di perdere per sempre il suo valore storico e naturalistico.
A cambiare le sorti del Patriarca è stato Antonio Raguso, un imprenditore pugliese che ha visto in quell’albero più di un semplice ulivo: un pezzo di storia da proteggere. Grazie a lui, il Patriarca ha intrapreso un nuovo viaggio, questa volta attraverso l’Adriatico, per raggiungere Gravina in Puglia. Qui sarà accolto nel Museo degli Oli “Raguso Lab Experience”, dove troverà un uliveto urbano circondato da piante aromatiche e altre varietà di ulivi, diventando un punto di riferimento per studenti, ricercatori e appassionati di olivicoltura.
Il trasferimento del Patriarca non è solo un gesto di tutela ambientale, ma un messaggio di speranza e consapevolezza per le nuove generazioni. Per sottolineare il legame tra storia e futuro, accanto alle sue radici sarà deposta una capsula del tempo, contenente i pensieri degli studenti dell’Istituto superiore “Galileo Galilei” di Gravina. Tra cinquant’anni, questa capsula verrà aperta, offrendo alle generazioni future una testimonianza dell’impegno odierno per la salvaguardia dell’ambiente.
Trasferire un albero di tali dimensioni non è stato semplice: esperti hanno lavorato per garantire che il Patriarca potesse affrontare il viaggio e adattarsi alla sua nuova casa senza sofferenze. Il suo arrivo in Puglia non è solo una sfida tecnica, ma un segno tangibile della volontà di proteggere e valorizzare il patrimonio olivicolo, in un paesaggio segnato dalla Xylella.
Radicato in una nuova terra, il Patriarca continuerà a raccontare la sua storia, testimone vivente della capacità della natura di resistere e rigenerarsi. Un monumento verde alla memoria, alla speranza e alla bellezza senza tempo degli ulivi secolari.
Di seguito il post che racconta i trasferimento: